Indian Pacific Train, Adelaide-Kalgoorlie – 2160 Km
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In Australia il treno, visto come mezzo di trasporto, non ha mai preso piede. Viste le distanze immense, gli australiani, così come buona parte dei turisti, preferiscono muoversi in aereo o in auto. A parte alcune brevi linee ferroviarie distribuite in tutto il continente e che collegano piccoli centri abitati, le più grandi e maestose connessioni sono tra Adelaide e Darwin, con il famoso Ghan, da Perth a Sydney e viceversa con l’Indian Pacific e da Adelaide a Melbourne con l’Overland. Tutte e tre gestite privatamente da Great Souther Rail. Chi decide di salire a bordo di uno di questi tre treni, lo fa non tanto per arrivare a destinazione ma per godersi principalmente in viaggio in sé, dato che tutti questi treni percorrono le zone più remote del continente australiano, offrendo degli spettacoli unici.
Per spostarmi dal South Australia al Western Australia, decido di prenotare l’Indian Pacific che da Adelaide mi porta a Kalgoorlie (in linea d’aria a circa 600 km di distanza da Perth) , per poi riprendere a pedalare verso sud e in seguito lungo la costa verso Perth.
Il viaggio dura 30 ore, attraversando il Nullarbor Plane e facendo sosta solo nel piccolo villaggio di Cook, in mezzo al deserto.
Seppur avendo un background lavorativo nel mondo dei Call Center (o forse è proprio per questo motivo), non nutro una completa fiducia verso gli operatori che rispondono al telefono. Visto che con me dovevo portare la bici e diversi bagagli, ho dovuto prenotare e organizzare il loro imbarco con l’operatrice al telefono. E per avere la sicurezza che tutto filasse liscio ho voluto presentarmi in stazione con un largo anticipo di tre ore.
Trovo che la stazione, così come l’aeroporto, sia un affascinante non luogo, dove passerei ore seduto in una panca solo per osservare la gente che corre da una parte all’altra. Il traffico di gente, le storie che si nascondono dietro ognuna di esse, i rivenditori di cibo – o pseudo tale – provenienti da ogni parte del mondo, gli artisti di strada che popolano la stazione, creano un colorito e allegro melting pot.
Non vedevo l’ora di godermi tutto questo, penso.
La stazione da dove parte l’Indian Pacific, però, è un eccezione. L’unica musica che si sente è il fischiettare di una donna aborigena visibilmente su di giri. Di andirivieni di persone neanche l’ombra. Tutti sono seduti o addiritura sdraiati per terra, assonnati, in attesa del via libera per l’imbarco. L’unico posto dove si può reperire del cibo è una mensa gestita da due ragazzini dove il menù è composto da pizza e fish and chips. Se proprio vuoi concederti un lusso puoi avere addirittura una fetta di torta all’arancia con panna (di uno strano colore giallognolo).
Passo le ore ad organizzare i bagagli, mangiare e leggere, un po’ annoiato e deluso da quel posto che più che una stazione dei treni sembra la sala d’attesa del pronto soccorso.
Una volta verificata la professionalità della signorina al telefono, salgo e bordo, tutto eccitato.
Il treno è lungo 698 metri, composto da 29 carrozze e a bordo ci sono 239 passeggeri, alcuni dei quali turisti.
Nonostante abbia avuto a che fare con la cultura e la popolazione tedesca per diversi anni, non avevo mai notato un lato piuttosto negativo che la caratterizza: la logorrea. I turisti tedeschi sono petulanti e in più il loro accento, quando parlano inglese, è fastidioso. Mi dispiace dirlo ma è proprio cacofonico, disturba sentirlo. Sopratutto se senza sosta. Il signore sulla sessantina che si riempie la pancia di birra seduto vicino a me ne è la prova. Dopo due orette, però, con la scusa che voglio dormire comodo e per fortuna c’è un posto libero un po’ più avanti, mi trasferisco, scaricando a due giovani ragazze quel grande pain in the ass, come si dice da queste parti.
Si fa notte e all’interno della carrozza inizia piano piano un grosso concerto. Sembra che ci abbiano schedato e, tutti quelli con problemi respiratori che soffrono di un sonno profondo e rumoroso siano stati radunati e messi nella stessa carrozza. Io, essendo uno di loro ed essendo parecchio stanco, mi unisco al concerto dopo poco.
Mi sveglio verso le 06:30 del mattino, proprio nel momento in cui i primi raggi di sole illuminano il cielo, le poche nuvole all’orizzonte si colorano di rosa e l’immensa pianura di sabbia si accende fino a diventare di un rosso intenso come il fuoco. Siamo nel bel mezzo del Nullarbor Plane.
Qui si trova il rettilineo più lungo al mondo che, da Ooldea a Loongana, si estende per ben 478 Km. Quando ti trovi al centro di questa piana e guardi a nord, a sud, est e ovest, ti accorgi che non esiste una fine, tantomeno qualcosa che sia diverso da ciò che hai davanti agli occhi: una pianura di sabbia rossa e degli arbusti. Basta.
È come sedersi davanti al fuoco ed essere rapiti dalle fiamme che continuano ad ardere, a salire sù, ad allungarsi e alternare sfumature di rosso. Potresti passare ore seduto con la guancia contro il finestrino ad ammirare questa distesa di niente. Rimani fermo, immobile, a non pensare a niente. Rimani fermo ad ammirare quelle sfumature di rosso in attesa di un leggero cambiamento, un qualcosa che ti colga di sorpresa. Ma niente. Tutto è immobile, sorprendentemente e meravigliosamente immobile, per ore.
L’unica sosta, prima di Kalgoorlie, si fa a Cook, 1138 km dopo Adelaide. Questo paese, abbandonato in mezzo al deserto ha dell’incredibile. La strada più vicina, nonché l’unica (l’Eyre Highway), si trova a 100 km. La cittadina più vicina, Ceduna, si trova a 5 ore di macchina e il dottore a disposizione più vicino opera a Port Augusta, a 12 ore di macchina. Tutte le merci, il cibo i beni di prima necessità arrivano in treno (con l’Indian Pacific per l’appunto) una volta alla settimana. Gli abitanti ufficialmente residenti: 4.
Nata a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento come base d’appoggio per i lavoratori impegnati nella costruzione della ferrovia, nei primi del Novecento una piccola comunità iniziò a radicarsi (!!) costruendo addiritura una scuola, un ospedale, un ufficio postale, una piscina pubblica e una piccola prigione! Oggi tutte queste strutture sono chiuse e pressocché abbandonate, facendo sembrare il paesino una piccola città fantasma.
È Aprile, pieno autunno, nel cielo neanche una nuvola e la temperatura supera i trenta gradi. D’estate, invece, può raggiungere i cinquanta.
Non so se a causa della temperatura esterna, il tedio o l’alcool consumato, l’atmosfera all’interno del treno inizia a diventare più conviviale e festaiola. La leader, come mi aspettavo, è la signora di origine aborigena, che continua a comprare birra e snack per tutti.
Con mia grande sorpresa, non sono il più giovane. La media d’età e abbastanza alta, ma insieme a me, nello stesso vagone, ci sono un decina di backpacker poco più che ventenni.
Mentre sono intento a leggere il mio nuovo libro, una signora piuttosto anziana, con visibili problemi di deambulazione, chiede aiuto ad una ragazza italiana, ma che non capisce cosa la signora stesse dicendo e quindi la liquida con un “sorry”. La signora, dunque, affranta, chiede aiuto ad un signore lì vicino che, capendo subito la situazione, va a chiamare subito il capo carrozza. La signora soffriva di incontinenza o, credo, aveva problemi a controllare gli sfinteri. Non ho fatto un’approfondita analisi clinica della signora, fatto stà che nel giro di un paio di minuti il bagno si colora di marrone e la carrozza si riempie di un profumo piuttosto fastidioso che costringe diverse persone, me incluso, a muoversi nella carrozza più avanti.
Arrivo a Kalgoorlie alle tre mattino. Con me scendono altre quattro passeggeri. Mi accorgo subito di aver dimenticato il casco e il lucchetto sul treno; pazienza, spero di recupararli a Perth. Mettendomi le scarpe mi accorgo di avere i piedi gonfi e che il signore della security aspetta solo me per poter chiudere la stazione. La cittadina è desolata, in giro ci sono un paio di ragazzi aborigeni ubriachi e scortati dalla polizia. Nell’aria un’umidità pazzesca. 90% di possibilità di pioggia. Inizio a pedalare verso le quattro del mattino ma dopo una decina di chilometri mi accorgo che non si vede niente quindi mi fermo nel primo rifornitore in attesa che faccia giorno.
Benvenuto in Western Australia!
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Andrea Got Lost