Warrnambool-Adelaide: gli ultimi 930 km
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Terminata la maestosa Great Ocean Road, inizia la mesta tratta per arrivare a Warrnambool. Una serie di rettilinei, tutti in pianura, lungo terre coltivate. Li percorro prevalentemente contro vento. Faccio 70 km e arrivo a casa di Shane, un ragazzo che l’hanno scorso ha percorso in otto mesi 18000 km (diciottomila), da Bishkek (in Kyrgystan) fino a Londra.
Ho notato che nel pomeriggio la quantità di aria che stavo espellendo era più alta del solito e man mano aumentava, sempre di più. Dopo cena la triste verità. Una forte gastroenterite con crampi, dolori articolari e tante soste in bagno, mi obbligano a rimanere a casa di Shane per quattro giorni. Passo le giornate a riposarmi, leggere, continuare a programmare il viaggio e giocare a dama con Shane. Il pomeriggio del terzo giorno Shane mi propone di andare a visitare la vicina Towe Hill Reserve e il Mount Eccles National Park. La riserva naturale è uno dei pochi posti della zona dove si possono vedere canguri, emu e koala in libertà. Infatti ne vediamo parecchi. Soratutto agli emu piace tanto interagire con i turisti, rubandogli il cibo.
Dei bei momenti da immortalare, peccato che io non abbia la macchina fotografica con me.
Il Mount Eccles, invece, si trova ad una cinquantina di chilometri ed è un parco nazionale di origine vulcanica dove son presenti numerose grotte, laghi e percorsi escursionistici.
Le tappe in bagno non sono terminate e mi sento ancora leggermente debole. Nonostante questo (e in più il tempo non è dei migliori), decido di partire. Percorro una quarantina di chilometri attraverso paesaggi noiosissimi fino ad arrivare a Port Fairy, una graziosa cittadina incastrata in una baia, con un centro storico molto interesasnte e una spiaggia sull’oceano frequentata dagli amanti del surf. Mi sdraio un attimo per riposarmi e per guardare i surfisti. Attività che faccio per non più di due minuti visto che mi addormento, per risvegliarmi dopo un’oretta.
È uscito il sole, quindi ne approfitto per salire in sella. Percorro una ventina di chilometri e mi fermo in una “revegetation area”, dato che il sole era solo un’illusione di qualche minuto. Intorno alle sei, infatti, inizia a piovere. E smette due giorni dopo.
La mattina successiva cerco di mettermi in viaggio ma senza successo. C’è in corso una forte bufera che non mi consente di andare avanti. Dopo una quindicina di chilometri, infatti, cerco riparo in un capanno di un agricoltore. Aspetto lì per una, due, tre ore. Fino a che non mi decido di chiedere alla moglie di poter mettere la tenda sotto il capanno.
Con grande sorpresa mi offre di stare nel caravan proprio dietro casa. Un caravan che non usano da tempo ma che ha tutto il necessario ancora funzionante, compreso il calorifero. Verso le sei viene a chiamarmi Lynn, la moglie, dicendomi che, se volevo, mi sarei potuto fare una doccia e che la cena sarebbe stata pronta verso le sette.
Con grande sorpresa scopro che la cena era solo per me, visto che loro il venerdì santo prima di Pasqua digiunano.
Ci raccontiamo le nostre storie a vicenda, ringrazio infinite volte i gentili signori e mi dirigo nel mio bel caravan.
Il giorno dopo per fortuna smette di piovere e anche il forte vento sembra diminuire. Mi dirigo verso Portland, una graziosa cittadina con diverse attrattive turistiche ma che decido di non visitare dato che non mi sento proprio in grande forma. Mi fermo a mangiare una pizza e poi continuo a pedalare verso il confine tra il Victoria e il South Australia, situato a una sessantina di chilometri. Verso le quattro, però, dopo aver percorso una trentina di chilometri, mi accorgo che sto rischiando di addormentarmi sulla bicicletta. Un improvviso attacco di narcoressia mi sorprende nel bel mezzo della strada, per fortuna non tanto trafficata. Mi fermo un paio di volte, bevo, ascolto musica, ma niente. Decido dunque di fermarmi definitivamente in un posto molto carino trovato all’ultimo minuto, piazzo la tenda e mi ci sdraio dentro per un oretta. Leggo, scrivo, parlo con qualche animale che passa qua e là e mi addormento.
Il giorno dopo mi dirigo a Nelson, una tranquilla cittadina dove mi fermo per fare la spesa e concedermi un’altra pizza. Subito dopo pranzo proseguo per Mount Gambier. Le strade continuano a essere piuttosto noiose. Lunghi rettilinei in piano. Tutt’attorno nient’altro che aride campagne frequentate da vacche.
Ero immerso nel guardare l’asfalto, visto che del resto ne avevo abbastanza, quando un ombra mi si avvicina sul lato destro. Per un secondo ho smesso di vivere e pensavo di finire con la faccia sull’asfalto. “Hi, I’m Steve”, dice l’ombra. “Hi, I’m italian” rispondo ancora shoccato. “Ehm, I’m Andrea, sorry”, aggiungo poi, dopo aver capito che l’ombra era un ciclista che stava andando nella mia stessa direzione. Pedaliamo fianco a fianco, raccontandoci a grandi linee il viaggio affrontato fino ad adesso e sui progetti futuri. Sopratutto Steve mi parla del suo viaggio nel Sud-Est asiatico e in Nuova Zelanda. Parliamo e scherziamo per diverse ore fino a che non troviamo un posto dove campeggiare, dietro una revegetation area. Dopo aver messo su le tende sentiamo arrivare una macchina, che si ferma proprio davanti a noi. Capiamo che il signore abita proprio li dietro e quindi chiediamo se per lui fosse un problema passare la notte lì. Come ci aspettavamo, ci dice che non ci son problemi e ci invita ad andare a casa sua a bere una birra. Rifiutiamo gentilmente e prepariamo la cena. Dieci minuti dopo vediamo il signore che arriva con un piatto e due fette di meat pie (un tortino di carne) fatta in casa.
L’accoglienza australiana è a tratti sconcertante. Adoro questa gente.
Il giorno dopo Steve mi dice che deve essere ad Adelaide in quattro giorni e che deve correre. Io, invece, preferisco prenderla con tranquillità, quindi verso l’ora di pranzo decidiamo di prendere due strade diverse.
Anche se breve come esperienza, è stata molto interessante. Ho iniziato a capire cosa vuol dire condividere il ritmo con un potenziale compagno di viaggio, seguire le sue esigenze e far capire le tue, trovare un giusto equilibrio. Facendo pausa quando entrambi vogliamo fare pausa, andare veloci quando entrambi lo vogliamo ect. Adattarsi, armonizzarsi, capirsi, venirsi incontro e aiutarsi. Forse sono cose a cui non sono più abituato. Ma che mi fanno piacere e mi ricordano che è sempre bello condividere, tutto.
Le giornate sono spettacolari finalmente. Il cielo chiaro quasi tutto il giorno, clima perfetto e vento, seppur sempre contro, leggero. Percorro una media di 90 km al giorno, attraversando tutta la costa e le sue cittadine (Beachport, Robe e Kingston). Le notti campeggio quasi sempre di fronte all’oceano e mi meraviglio di come questa zona sia povera di animali notturni. Le notti sono silenziose e il cielo non è ricoperto di stelle. Una mancanza che rende le notti diverse, desolate.
Il Coorong National Park, poco più avanti, è una territorio che si estende per circa 150 km. È circondato da lagune e un’infinità di uccelli fanno da padroni. Nella sua desolazione è un posto molto interessante e rilassato.
Forse un po’ troppo però, per fortuna c’è la mia nuova radio che mi fa compagnia!
Incontro un’infinità di persone ma il personaggio più interessante è un insegnante, che ha deciso di prendersi un anno sabatico per viaggiare due mesi attraversando il Murray River in canoa, per più di 2000 km.
Attraverso le colline ricoperte dai rinomati vitigni che i estendono nella Fleurieu Peninsula, a sud di Adelaide.
Noto con piacere che l’offerta turistica da queste parti è piuttosto accorta. Le amministrazioni comunali hanno pensato bene di accontentare ogni tipo di necessità, tra cui quella dei ciclisti, costruendo delle lunghe piste ciclabili che percorrono sia tratti di costa, offrendo degli scorci unici, sia le terre dell’entroterra, dando la possibilità di visitare i diversi highlights turistici. Mi concedo dei pranzi e delle cene che ben si allontanano da quello che ho mangiato per due settimane, un po’ di wine tasting e un bel po’ di relax.
Arrivo ad Adelaide più che rilassato. Visito la città in due giorni visto che è piuttosto piccola e le attrattive che mi interessano son ben poche. Adelaide è una cittadina tranquilla, a misura d’uomo, attiva ma non troppo. Ha un carattere conservatore e multietnico allo stesso tempo. È pacata e attiva al punto giusto giusto.
Ne approfitto per incontrare un paio di amici e passare del tempo con la famiglia che mi ospita per quattro giorni.
Mi sento al solito check point. Mi sento di aver finito un’altra tappa e di essere pronto per iniziare la prossima. Non vedo l’ora che sia giovedì, per prendere il treno, perdermi nell’immensità del deserto per due giorni e arrivare dall’altra parte del continente.
Sento che ci sono solo io e nessun altro, con nessuna preoccupazione se non quella di pensare alla prossima meta.
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Andrea Got Lost